AMICI DI SAN JOSE'
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Marziano, dopo quel primo contatto avvenuto in Messico con San Jose' hai potuto raccogliere altre informazioni su di lui e sulle vicende storiche che ha vissuto ?

Quando in Messico salì al potere il generale Plutarco Elias Calles ( 1924 - 1928 ) come Presidente della Repubblica , le relazioni tra il governo e la Chiesa raggiunsero un altissimo grado di tensione . Calles cercò di creare una scismatica "Chiesa cattolica messicana", ma il progetto naufrago' miseramente.


Il Generale Plutarco Calles

 Con la legge del 31 luglio 1926 , si stabilì comunque che dovessero considerarsi come delinquenti , da sottoporre a misure restrittive della libertà personale, quali la reclusione in carcere o in manicomio, a lavori forzati, ecc. , i mendicanti di professione , le prostitute ,gli omosessuali . i sacerdoti che esercitassero il loro ministero senza autorizzazione legale, le persone che compissero atti religiosi in pubblico o insegnassero ai ragazzi la religione , i fabbricanti e i venditori di 'feticci' e stampe religiose, come i venditori di libri, fogli o qualsiasi altra pubblicazione diretti all'insegnamento ed alla propaganda della religione.

I governatori di tutto il Messico rivaleggiarono in zelo nel perseguitare i cattolici. Il general Garrido , despota e donnaiolo, obbligo' , con decreto, i Sacerdoti a sposarsi per poter esercitare il loro ministero.
In reazione si formo' una 'Liga Nacional Defensora de la Libertad Religiosa' che organizzo' una protesta di preghiera con decine di migliaia di persone in processione in tutto il paese, ed una protesta economica di boicottaggio dei generi di monopolio statale e di astensione dal pagamento delle tasse, nonchè il prelievo di tutto il denaro depositato nelle banche etc. Il governo ordino' all'esercito di sparare sui maifestanti e fu emanato un decreto che proibiva a pena di fucilazione il battesimo dei figli, la partecipazione a cerimonie religiose, la confessione sacramentale ( Graham Green, nel romanzo :" Il potere e la gloria " , racconto' le vicende di un sacerdote durante le persecuzioni di Calles).


Fucilazione di Padre Francesco Vera. Jalisco 1927

L ' 11 dicembre 1925 , S.S.Pio XI con l'Enciclica "Quas Primas " , istituiva la festa di Cristo Re e proclamava solennemente nostro Signor Gesù Cristo Re delle anime e delle coscienze , delle intelligenze e delle volontà; delle famiglie e delle città; dei popoli e delle nazioni. Re dell'universo intero.

L' alzamiento de los Cristeros, conseguente all'arresto di molti sacerdoti ed alla intensificazione della repressione religiosa da parte del governo, fu una spontanea reazione popolare , spontanea, non contro lo Stato , ma a difesa dei diritti umani fondamentali ovvero la difesa della Fede e della libertà religiosa.

I Cristeros combatterono con le armi che tenevano in casa, non certamente con armi da guerra. almeno, inizialmente. Con l'avvento del Generale Enrique Gorostieta Velarde, può darsi che siano state acquistate armi da guerra. Tutta la popolazione contribuiva a finanziare i combattenti .


I Cristeros non erano come coloro che militavano nelle truppe di Pancho Villa durante la Rivoluzione messicana, i quali commisero un'infinità di soprusi contro la popolazione . I Cristeros erano uomini semplici, per la maggior parte contadini, ma anche giovani che venivano dalle città. Erano tutti cattolici ferventi e sinceri, amanti della Patria e difensori dei diritti di Cristo e della Sua Chiesa. Venivamo ammessi solo coloro che avevano intenzione di combattere unicamente per la difesa della Fede e non per motivi disonesti, quali il desiderio di vendicarsi dei propri nemici o di rubare. "Noi non dimentichiamo che siamo soldati di Cristo, una grazia ed un onore che Egli ci concede senza che noi lo meritiamo . Non possiamo disonorare la causa che difendiamo con comportamenti indegni dei cristiani. Siamo i crociati del XX secolo. Cristo stesso ci ha reclutato per militare nelle sue fila. Il trionfo dobbiamo conquistarlo con le nostre sofferenze, le nostre lacrime, il nostro sangue. Noi formiamo una sola famiglia. Il Capo e il Padre è Cristo Re; Maria di Guadalupe è la nostra unica Madre. Tutti noi, da oggi in avanti, saremo fratelli. "
Spesso i Cristeros riportavano vittorie insperate e inspiegabili , per la sproporzione, nel numero e nell'armamento, con le truppe federali . I soldati caglisti, che spesso andavamo in battaglia invocando Satana, dicevamo di vedere a fianco dei Cristeros o dentro le nubi , una Signora su un cavallo bianco e un Cavaliere su un cavallo grigio. Erano la Santissima Vergine e San Giacomo Apostolo.

Morir antes que negar su Fe
José Sanchez del Rio nacque il 28 marzo 1913 a Sahuayo , quartiere di Jiquilpan, nello Stato messicano di Michoacan, al numero 136 di via Tepeiac da Macario Sanchez Sanchez e Maria del Rio Arteaga. Era l'ultimo di sette figli. Fu battezzato dal vicario Don Luis Amezcua il 3 aprile 1913, nella Parrocchia di San Giacomo Apostolo. Il parroco era Don Pascual Orozco. Nel 1922 ricevette la Prima Comunione.

Suo padrino fu il deputato governativo Rafael Picazo Sanchez, un uomo pieno di contraddizioni e prepotente. Per mantenere buoni rapporti con il Governo, perseguitava la Chiesa, nonostante fosse di famiglia cattolica , molto religiosa. Aiutava economicamente il convento dove le sue due sorelle Anita e Adela erano suore della Congregazione delle Adoratrici perpetue.

Joselito, come veniva chiamato familiarmente, era un bambino sano, coraggioso e forte. Molto affettuoso e rispettoso dei genitori. Sebbene appartenesse ad una famiglia benestante, si rivolgeva a ognuno con umiltà , giocando con tutti, senza dare importanza se fossero poveri o ricchi. Attivo e intelligente frequentava la Chiesa, il Catechismo ed assisteva alla S.Messa domenicale con la famiglia. Recitava tutti i giorni il Santo Rosario e il giorno 21 di ogni mese andava nella chiesa del Sacro Cuore per la funzione in onore di San Luigi Gonzaga ed accostarsi alla S.Comunione.

Durante gli anni violenti delle precedenti rivolte contadine ( la rivoluzione iniziata da Villa e Zapata negli anni 10 del XX secolo e conclusa nel 1924 ) I Sanchez del Rio si erano trasferiti a Guadalajara, in attesa di poter tornare nel loro paese in tempi migliori .


la famiglia Sanchez del Rio

A Guadalajara il giorno 1 aprile 1927 , venne arrestato, torturato ed ucciso, dai federales, il Beato Anacleto Gonzalez Flores, avvocato trentanovenne, sposato e padre di due figli, uno dei capi più in vista dei Cristeros , fautore della resistenza pacifica, ed organizzatore della protesta economica in tutto il Messico. Era soprannominato "maestro Cleto " per la sua opera di evangelizzazione a favore dei più bisognosi, per la difesa della religiosità cattolica del popolo messicano e per la fondazione di varie opere e associazioni benefiche che presiedeva. Prima di morire, flagellato, ferito a coltellate e dopo aver subito la lacerazione di entrambi i pollici, disse al suo persecutore Generale Ferreira : " Di tutto cuore la perdono, mio Generale, però l'avverto che presto ci incontreremo davanti al Tribunale di Dio. Il Giudice che mi giudicherà, giudicherà anche voi. Avrete bisogno di un buon avvocato. Se voi siete d'accordo, potrei occuparmene personalmente ". Le sue ultime parole, davanti al plotone di esecuzione, furono :"Io muoio, però Dio non muore. Viva Cristo Re! "


Il Beato Martire Anacleto Gonzalez Flores

Qualche giorno dopo, José si recò, in pellegrinaggio, sulla tomba del Martire Anacleto Gonzalez Flores e ne chiese l'intercessione per ottenere dal Signore la Grazia del Martirio.

In quello stesso anno Joselito chiese la benedizione dei suoi genitori per unirsi ai Cristeros. Gia' i suoi fratelli maggiori Macario e Miguel , si erano arruolati in difesa della libertà religiosa. Il padre e la madre , preoccupati per la giovane età del figlio , tentarono di opporsi al suo progetto . Tuttavia il ragazzo rimase fermo nel suo desiderio e disse alla madre, con grande semplicità e fede : "Mamma, mai come ora è così facile guadagnarsi il Paradiso! ".
 Ottenuta la benedizione dei suoi genitori, San José riuscì ad arruolarsi come "attendente alle truppe " , agli ordini del Generale Prudencio Mendoza il cui gruppo conflui' in quello del Generale Ruben Guizar . La vita al campo era molto dura : il pericolo di essere uccisi in qualunque momento, i continui spostamenti e le privazioni. San José svolgeva i lavori più umili : accudire i cavalli, pulire le armi e far da mangiare. Alla sera guidava la preghiera del Santo Rosario a cui partecipano tutti i soldati. I Cristeros spronati dall'esempio e dalla pietà del loro giovane compagno assistevano devotamente alla S.Messa, comunicandosi. Quando non c'era il sacerdote, la gente portava loro, di nascosto, la S . Comunione. San José era sempre allegro e pronto ad incoraggiare i compagni nei momenti difficili. Tutti ammiravano la sua gagliardia, il suo coraggio e la sua fede. L'avevano affettuosamente soprannominato "Tarcisio ".

Il Generale Guizar nomino' José alfiere e trombettiere. Durante lo scontro avvenuto il 6 febbraio 1928 a sud della città di Cotija , fra le truppe dei Cristeros e quelle federali comandate dal generale Tranquillo Mendoza, il generale Guizar rischio 'di essere catturato perché il suo cavallo venne colpito a morte. José che lo affiancava, smonto' agilmente da cavallo e gli gridò : "Mio Generale, prendete il mio cavallo, la vostra vita è più importante della mia! ". Il Generale, dopo qualche titubanza, acetto'. José rifiutò di salire con lui a cavallo, per potergli coprir la ritirata (C'è una polemica nei confronti del Generale per aver abbandonato un ragazzino, senza preoccuparsi di farlo salire a cavallo. Infatti il cavallo sarebbe stato in grado di portare entrambi. Fu José a offrirsi di rimanere a terra per difendere la ritirata del Generale. Infatti il ragazzo fu catturato dai Federales dopo che ebbe esaurito le munizioni).

Le truppe federali catturarono José Sanchez del Rio ed un ragazzo indio di nome Lorenzo e li condussero in catene a Cotija , tra scherni e insulti. Il generale Guerrero rimprovero ' duramente José poi lo fece gettare in carcere perché le leggi non consentivano di condannare a morte i minorenni. In carcere, durante la notte, Josè scrisse alla mamma una coraggiosa lettera nella quale annunciava di esser stato fatto prigioniero e di dover morire. La lettera iniziava con le parole : " Mia amata madre " e continuava : "Rassegnati alla volontà di Dio . Io muoio felice, perché muoio valorosamente accanto a Nostro Signore ". Il giorno dopo, lo mandarono, in catene, a Sahuayo dove governava incontrastato il deputato Picazo il quale, nonostante fosse il suo padrino , aveva deciso di ucciderlo.
Josè venne richiuso, insieme al ragazzo indio di nome Lorenzo, nella chiesa parrocchiale di San Giacomo Apostolo, trasformata in stalla e deposito . Sull' altare erano legati dei galli . Durante la notte José, indignato per l'insulto alla casa del Signore trasformata in pollaio e stalla, elimino' i galli da combattimento del deputato Picazo, e accecò il cavallo . Poi ripuli' l'altare con la camicia che indossava. Il mattino seguente, mercoledì 8 febbraio, Picazo chiese a José perché avesse ucciso e ferito animali tanto preziosi ed il giovane rispose :" La casa di Dio è luogo di preghiera, non un rifugio per animali ".Uno degli assistenti di Picazo colpì duramente José sulla bocca causandogli la caduta di alcuni denti. Nel pomeriggio di quello stesso giorno , alle ore 17,30, su ordine di Picazo, che intendeva vendicarsi, i due ragazzi furono portati fuori la Chiesa parrocchiale e condotti nel lato ovest della piazza principale, dove Lorenzo fu impiccato al cedro. José fu costretto a rimanere accanto all'albero ed assistere alla morte del compagno Cristero , ma il Signore non permise che avesse conseguenze tragiche il gesto di pieta ' di josé , dettato dalla profonda fede verso l'Eucaristia e dall'amore incondizionato verso la legge di Dio . Infatti, quando fu portato al cimitero e abbandonato in attesa della sepoltura, Lorenzo si rianimo' e riuscì a scappare riunendosi ai Cristeros. Da quel momento fu soprannominato :"Lazzaro ". Nei giorni seguenti José rimase rinchiuso nella cripta del battistero della chiesa parrocchiale. Attraverso un finestrino poteva comunicare con l'esterno. Riceveva le
visite degli amici e dalla zia Maria, il cibo. Insieme al vitto la zia gli portava la Santa Comunione che padre Ignacio Sanchez, zio paterno, nascondeva in mezzo alle tortillas.
 Le persone che passavano per strada , accanto al finestrino sentivano José recitare il S. Rosario e cantare inni religiosi . L'inno che cantava più di frequente era: "Al cielo , al cielo, al cielo quiero ir " . Le persone che riconoscendolo si erano fermate a parlare con lui assicurarono che José era sereno e tranquillo. Quando José ed il suo compagno di prigionia Lorenzo, ricevettero il pranzo dalla zia Maria, il giovane indio terrorizzato di dover morire, non voleva mangiare. José lo incoraggio' dicendo :"Mangiamo bene, ci sarà dato il tempo per tutto e poi ci fucileranno . Non tirarti indietro :le nostre pene dureranno fin tanto che non avremo chiuso gli occhi ".

"Si al cielo quires ir a recebir tú palma a Dios en cuerpo y alma has de amar y servir "
Venerdi 10 febbraio 1928, verso le sei del pomeriggio, José fu trasferito alla Locanda del Rifugio, una specie di caserma ubicata in via Santiago, di fronte al battistero , dove gli comunicarono che sarebbe stato fucilato quella sera stessa alle ore otto e trenta. Immediatamente scrive una lettera a sua zia Maria chiedendole di ricevere, tramite la zia Magdalena, la Santa Comunione. Dalla lettera emerge il carattere forte e determinato di José .La scrittura è chiara e precisa, non vi sono correzioni . Jose non manifesta né dubbi né timori ma Fede e Speranza eroiche. Annuncia alla zia in modo diretto :"sono condannato a morte. Alle otto e mezza arriverà il momento che ho tanto , tanto desiderato ". Conclude con queste parole: "Cristo vive, Cristo Regna, Cristo Comanda ! Viva Cristo Re e Santa Maria di Guadalupe! José Sanchez del Rio, morto per difendere la propria fede. Continuate a lottare. Addio. "
I soldati avevamo ricevuto l'ordine dal deputato Picazo di uccidere José a pugnalate per non attirare l'attenzione della gente. Infatti secondo le leggi del Messico, l'uccisione del ragazzo era un crimine , perché i minorenni non potevano essere condannati a morte. Picazo , per non rischiare di essere incriminato, quella sera non si trovava a Sahuayo. I soldati alle ore nove, durante il coprifuoco, riportano José alla Locanda per convincerlo a rinnegare la Fede. Lo picchiarono e con il calcio del fucile gli fratturarono la mascella. José, dimostrando grande coraggio e virilità, respingeva ogni tentativo di aver salva la vita perché non voleva perdere l'opportunità di andare in Paradiso. Intorno alle ore 11 , gli scorticarono le piante dei piedi con un coltello affillato e lo fecero camminare sul sale di Colima, costituito da grossi grani. Durante le torture gridava : "Viva Cristo Re e Santa Maria di Guadalupe! ".Poi condussero José al cimitero. Lungo la via Costituzione , ad ogni passo lasciava tracce dei suoi piedi sanguinanti.
Lungo il tragitto continuarono a ferirlo con le baionette ed i pugnali. Ad ogni colpo José gridava :"Cristo vive! , Cristo Regna! Viva Cristo Re! Viva Santa Maria di Guadalupe! ". Giunti al cimitero lo misero davanti la fossa scavata per lui. Il capo del plotone Alfredo Amezcua , soprannominato "La Aguada ", gli chiese con tono irrisorio, se volesse lasciare un messaggio per suo padre. José rispose risoluto e inflessibile :"Ci rivedremo in Cielo! Viva Cristo Re! Viva Santa Maria di Guadalupe! "
Allora ordinò ai soldati di ucciderlo a pugnalate affinché nessuno potesse udire gli spari. Ad ogni pugnalata José gridava con tutto il fiato che gli rimaneva :"Viva Cristo Re! Viva Santa Maria di Guadalupe! ". L'ufficiale Rafael Gil soprannominato "el Zamorano " , per soffocare quelle invocazioni che lo facevano infuriare, estrasse la pistola e colpi José alla tempia. I giovane Martire, non riuscendo più a parlare, disegnò, col suo sangue una Croce e cadde su di Essa in segno di adorazione.
Così morì San José Sanchez del Rio.
Negli atti del suo martirio è scritto : " È stato sfigurato con Cristo per essere configurato a Cristo. Il suo ultimo grido lo conferma :"Viva Cristo Re e Santa Maria di Guadalupe ".

"Que fácil es ser bueno y héroe cuando tú no tienes que dar tú vida. . . pero cuando tú tienes que entregar tú vida. . . . ¡ahí te quiero ver! " ( Cristero anonimo ).
I carnefici gettarono con disprezzo, il corpo di José nella fossa e lo coprirono con qualche palata di terra. Il custode del cimitero che aveva dovuto assistere, suo malgrado, al martirio, andò a casa di Padre Ignacio Sanchez, zio paterno di San José, per farsi dare un lenzuolo. Il corpo del ragazzo fu dissotterrato , in quella stessa notte , pulito, ricomposto, avvolto nel lenzuolo e nuovamente seppellito nella stessa fossa , insieme ad una lettera, contenente il suo nome e inserita in una bottiglia, come si faceva con i soldati morti sul campo di battaglia. Coloro che , di nascosto , provvidero , prima del giorno, alla pietosa sepoltura di San José , gli trovarono addosso una lettera da lui indirizzata alla mamma: "Salutami tutti per l'ultima volta. Ricevi il cuore di questo tuo figlio che ti vuol tanto bene e che desiderava vederti prima di morire. Ti prometto che in Paradiso preparero' un buon posto per tutti voi. Il tuo José che muore in difesa della Fede cattolica per amore di Cristo Re e della Madonna di Guadalupe. José Sanchez del Rio ".
A Sahuayo la gente comicio' a considerare José un Martire . I suoi amici e conoscenti, nonostante fossero tristi per la sua morte, erano fieri del suo sacrificio. Come nell'antichità, i fedeli cristiani si affrettarono a conservare le reliquie del Martire . Iniziarono i pellegrinaggi alla sua tomba anche per raccogliere un po 'di terra intrisa del suo sangue. Per evitare questo, il deputato Picazo fece sorvegliare l'ingresso del cimitero.
I soldati della guarnigione di Sahuayo, che assistettero alla prigionia ed al martirio di San José, dicevamo che nemmeno tutte le truppe riunite avrebbero potuto avere il coraggio e la virilità di quel ragazzo.
San José visse costantemente sotto gli sguardi di Gesù e di Maria , in spirituale ed intimo colloquio con Loro. Mise rigorosamente in pratica ciò che aveva imparato nel Catechismo :"Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita e per goderlo poi nell'altra in Paradiso ". Ebbe il coraggio della Fede, la forza della Speranza e la generosità della Carità.
Nel XIX in Indocina , durante le persecuzioni contro la Chiesa del Vietnam , un ragazzo cattolico fu tradotto davanti ad un Mandarino. Il giovane Martire pregò il giudice con risolutezza dicendogli :"Mandarino decapitatemi perché io possa andare nella mia Patria! ". Il Mandarino non capi ' e rispose : " Dov'è la tua Patria? Tu non sei dell'Indocina? ". "La mia patria è il Cielo! " ed aggiunse , in risposta alla domanda del Mandarino :"I miei genitori sono in Cielo, perché morirono per la loro fede. Io chiedo di andare con loro! ".Nonostante la lontananza nel tempo e nello spazio , ma soprattutto , le diversità sociali e culturali , la vicenda del ragazzo vietnamita è analoga a quella di San José. Entrambi avendo trovato la perla di gran pregio (S.Matteo , 13 , 46 ) , rinunciarono al più prezioso bene terreno, la loro giovane vita, pur di acquistarla.

I Martiri cristiani fanno tutti la stessa scelta , illuminata da grandissima fede : il Paradiso a qualunque costo!

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Dettagliata storia ed esiti della 'Cristiada' messicana